Alzare la testa contro il Sionismo: l'appello urgente parte da Salerno
Il rischio concreto è la normalizzazione del genocidio in atto

29 aprile 2025
Salerno- Alzare la testa contro il Sionismo e denunciare a gran voce il genocidio perpetrato ormai da 18 mesi nei confronti del Popolo Palestinese. Questo il leit motiv dell’incontro di stasera a Salerno, negli spazi del Tearro di Portacatena, organizzato dall’associazione Memoria in Movimento di Angelo Orientale e da Femminile Palestinese di Maria Rosaria Greco.
Il rischio concreto è la normalizzazione del genocidio in atto
Souzan Fatayer, della Comunità Palestinese della Campania ci ha detto ” Bisogna denunciare con forza la mattanza premeditata dei giornalisti e delle giornaliste a Gaza, in Cisgiordania e in Libano ad opera dell’esercito d’Israele. Abbiamo preparato un testo per rompere questo assordante silenzio dal titolo “Palestina: giornalisti Italiani contro la congiura del silenzio” e proprio i giornalisti ne sono anche i primi destinatari.
Una congiura che ha il sapore della censura e dell’auto-censura, del voltarsi dall’altra parte, del subire le pressioni, i ricatti, le minacce del potere editoriale e politico che in Italia ha scelto – come altrove in Occidente – di nascondersi, di far finta di non vedere i crimini di guerra e contro l’umanità del governo suprematista e coloniale di Tel Aviv.
Il nostro obiettivo è di raccogliere un consistente numero di firme, autorevoli e meno autorevoli, che come Movimento abbiamo intenzione di consegnare nelle mani della Segretaria generale e del Presidente della Federazione nazionale della Stampa e del Presidente e del Segretario dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti.
Chiediamo innanzitutto ai giornalisti presenti nella chat e nel movimento di firmare l’appello e poi a ognuno di noi (anche ai non giornalisti) di impegnarsi al massimo per diffonderlo e farlo sottoscrivere.
Una volta raccolte almeno 150/200 firme, di chiederne la pubblicazione a pagamento su una intera pagina nello stesso giorno in cui una nostra delegazione lo presenterà ai dirigenti del Sindacato e dell’Ordine.
Le adesioni potranno arrivare sia dai colleghi in attività che da quelli posti a riposo; dai giornalisti ed editorialisti che prestano la propria opera professionale sull’online, su quotidiani e periodici di carta, agenzie di stampa, televisioni, radio, nelle redazioni e negli uffici di corrispondenza in Italia e all’estero.
Ci diamo massimo due settimane di tempo (non conteremo i giorni di festa!) per completare questa importante uscita pubblica. Ce la possiamo fare e ce la faremo se tutti noi ci impegneremo tenacemente a raggiungere lo scopo.
Grazie della vostra attenzione e della vostra ancor più preziosa collaborazione.
Le adesioni vanno inviate ai seguenti indirizzi e-mail:
massimoamato1205@gmail.com
g.giov2011@gmail.com
Complete di nome cognome, testata di appartenenza, valore del contributo/indirizzo di corrispondenza.
A Gaza sono stati uccisi più giornalisti in un anno e mezzo che in tutte le guerre mondiali, in Vietnam, nei Balcani e in Afghanistan messe insieme.
Erano tutti palestinesi.
Non è un effetto collaterale. È una mattanza premeditata.
È un attacco mirato al diritto di informare.
Alla libertà.
Alla civiltà.
Duecentodiciassette colleghi assassinati – forse di più – mentre indossavano il giubbotto con la scritta PRESS.
Uccisi insieme alle famiglie, ai figli, ai loro sogni e alle loro speranze di pace.
Hanno pagato il loro prezzo al diritto-dovere di servire l’opinione pubblica del mondo intero.
Ma ora più che mai è il nostro stesso silenzio a presentare il conto.
Di fronte a questa strage di colleghi, era lecito attendersi un coro unanime di sdegno da parte dei nostri giornali, le nostre televisioni, le nostre radio. Ma quest’unanimità non c’è stata. Sullo sdegno ha prevalso in larga parte il silenzio, e la mistificazione della realtà secondo le veline dell’esercito israeliano e del suo governo.
Anche tra noi giornalisti, in molti tacciono per paura di essere etichettati, discriminati, isolati.
Tacciamo per non disturbare.
Questo silenzio è comodo. Ma non è muto; parla.
E non è gratis; costa.
Ogni parola taciuta allontana dalla verità e dalla storia.
E ogni verità omessa rende complici.
Complici di una strage permanente del popolo palestinese, del diritto internazionale, dei più elementari diritti umani.
Complici di un genocidio.
Se non denunciamo ora, se non ci esponiamo ora, quale giornalismo difendiamo?
Chi guarderà a noi come modello?
Non i giovani reporter.
Loro guarderanno a Gaza.
Ai cronisti che hanno scelto di raccontare sapendo che poteva costare loro la vita. E molti, troppi, l’hanno immolata per questo.
Il nostro silenzio parla.
E un giorno griderà che abbiamo tradito la nostra missione.
Che invece di difendere le notizie, le abbiamo censurate.
Che invece di custodire la libertà, l’abbiamo abbandonata.
Che invece di difendere i diritti e la democrazia,
li abbiamo sabotati.
Per questo intendiamo ribellarci a questa congiura del silenzio che soffoca verità e giustizia e disarma le coscienze.
Alziamo finalmente la testa!”.
Maria Rosaria Voccia